"Ingegnere Bianchi"
Di anni 32. Nato il 2 ottobre 1911 a Ferrara. Sposato e padre di tre figli. Ingegnere idraulico, è responsabile dell’Ufficio Idromeccanica allo stabilimento Ercole Marelli di Sesto San Giovanni (MI).
Nel luglio 1943, alla caduta di Mussolini, promuove la costituzione della Commissione interna di fabbrica e ne diventa uno dei principali animatori. Dopo l’8 settembre 1943 rappresenta il Partito d’Azione in seno al C.L.N. (Comitato di liberazione nazionale) di Sesto S. Giovanni, con l’incarico di coordinare il movimento clandestino sia alla Ercole Marelli che negli altri stabilimenti industriali sestesi.
Grazie alle sue conoscenze e alle sue abilità, progetta spesso gli atti di sabotaggio e collabora alla liberazione dei detenuti politici e dei prigionieri alleati, che provvede poi a fare espatriare.
Organizzatore insieme a Giulio Casiraghi degli scioperi del marzo 1944, dalla primavera dello stesso anno si occupa anche di smistare armi e informazioni ai partigiani dislocati in montagna. Tradito da una delazione, è arrestato dalle SS tedesche il 12 luglio, mentre si trova sul posto di lavoro. Rinchiuso nel penitenziario di Monza, subisce numerosi interrogatori e torture. Trasferito l’8 di agosto nel 5º raggio delle Carceri di San Vittore (a Milano), il mattino del giorno 10 viene prelevato dalla cella e condotto a Piazzale Loreto, dove viene fucilato assieme ad altri 14 detenuti, tutti partigiani o antifascisti.
L’ordine dell’esecuzione è emesso dal capitano delle SS milanesi Theodor Saevecke, responsabile della sicurezza nazista in Lombardia, che ha scelto in prima persona i nominativi dei 15 giustiziati. Il plotone d’esecuzione, composto da militi della legione "Ettore Muti", è comandato dal capitano Pasquale Cardella.
Il 10 ottobre 1970 gli è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: "Instancabile e coraggioso organizzatore e capo della resistenza armata degli operai di un grosso centro industriale contribuiva validamente al buon esito della lotta di resistenza. Individuato dall’invasore e consapevole del gravissimo rischio cui andava incontro, preferiva restare tra i suoi uomini anziché cambiare zona. Catturato, affrontava torture e morte con lo stoicismo dei grandi martiri. Milano – Piazzale Loreto, 10 agosto 1944". A Milano, al numero civico 14 di via Bertani e al 43 di via Pacini, sono state poste due lapidi che lo ricordano.
Autore della presentazione: Igor Pizzirusso